Trovo incredibile la mia capacità di abbandonare tutto ciò che comincio. I blog ne sono l'esempio più lampante.
La verità è che ci sono periodi della mia vita, dalla durata variabile, in cui gradirei gestire le relazioni interpersonali con il solo linguaggio non verbale, figuriamoci se posso trovare parole ed argomenti per mettermi a scrivere. Vengo da una serie di eventi con la coda lunga ed una relativa dose di stress non indifferente. Domani saranno tre mesi che mio padre non c'è più e non riesco ancora a comprendere la realtà dei fatti. Le burocrazie e tutti i pensieri che vengono dopo non alleggeriscono il dolore, anzi, sembrano un'enorme presa per il culo. Si parla con delle persone che forse credono che qui si stia affrontando una passeggiata, non un grave lutto.
L'empatia, gente, l'empatia è una cosa importante. Anch'io vorrei fare la stronza con molti clienti, soprattutto quelli che ci trattano come pezze da piedi, incuranti del fatto che se continuano ad essere al mondo è grazie ai farmaci che gli vendiamo. Però non lo faccio, non posso permettermelo neanche con questi soggetti, figuriamoci con chi è davvero in difficoltà e vive un brutto momento. Tutta la mia solidarietà e se posso dare una mano, bene, ne sono felice. Adesso, io svolgo una professione sanitaria (anche se ufficialmente la farmacista non è considerata tale, ma vaffanculo, siamo professionisti della sanità noi, altro che!), è normale che si pretenda una certa carica empatica da parte mia, ma posso garantire che la si dovrebbe esigere da qualsiasi operatore a contatto con il pubblico, di qualsiasi categoria.
Tornando al blog, sarebbe un peccato far andare a picco un piccolo angolo della mia vita che non ha nemmeno avuto modo di decollare. Soprattutto dal momento in cui considero abbastanza buone le mie capacità di scrittura (si chiama autostima, questa?)
Tuttavia, il dilemma che mi assale ogni volta, arrivati a questo punto, è: cosa sto qui a dire?
Non sono una di quelle persone che si dedica ad argomenti specifici e può così incanalare l'attenzione su certi articoli ed un certo tipo di pubblico. Non posso pubblicare solo le foto dei miei gatti, parlare solo di cucina/alimentazione, riportare le mie disavventure in farmacia o esprimere opinioni personali (e spesso scomode) su temi di attualità.
D'altra parte, trattare di tutto questo insieme mi ha sempre dato l'idea dell'effetto "caro diario", sarà che mi ricorda i blog che avevo a quindici anni, e non credo che possa risultare una lettura interessante. E' vero, bisogna scrivere soprattutto per se stessi (e lo faccio, perché mi piace e ne ho bisogno), ma voglio anche potermi rivolgere ad un pubblico che mi lasci un feedback più o meno positivo. Insomma, si tratta di quella piccola voglia di notorietà che abbiamo un po' tutti, quella necessità di sentirsi considerati e anche un po' amati. Vogliatemi bene, che ne ho bisogno.
Certo, la maggior parte delle volte che mi siedo davanti al pc, non so di che scrivere. Mi ronzano in testa mille ricordi sbiaditi di idee che posso avere avuto durante la giornata, ma niente di concreto che si riaffacci di nuovo alla mente. E non sono il tipo che ha l'abitudine, il tempo e/o la voglia di appuntarsi i pensieri sul momento.
"Scusi, un attimo, devo prima prendere nota della figura di merda che ho appena fatto con il cliente prima di lei, così lo posso scrivere sul mio blog."
No, non posso. Si sentirebbero scendere tutti i santi del calendario, tirati giù dai pazienti e dai miei titolari.
Così, mi dimentico le cose. Oggi, per esempio, è sicuramente successo qualcosa di interessante, ma non ricordo niente. Non ci sono emozioni che si smuovono e mi spingono a far riaffiorare alla memoria certi eventi. E' lo stesso meccanismo che non mi fa avere argomenti anche quando esco con le amiche o cose simili.
"Che mi racconti?" "Niente."
No, niente è impossibile, lo so anch'io che non può non essere successo NIENTE, ma rimane niente di interessante o che valga la pena di raccontare. Almeno, ai miei occhi, quelli di una persona un po' apatica e che spesso soffre di depersonalizzazione.
Non credo di avere una vita oggettivamente monotona, solo che non sono in grado di vederlo. E' per questo motivo che mi intestardisco con i blog. Spero di cambiare modo di fare e trovare una strategia per sentire tutto più reale, più vissuto. Quindi, apro, chiudo, abbandono, cambio stile, vado avanti a tentativi, fino a che non riuscirò o non mollerò.
E spero di non mollare, il blog mi dà speranza.